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martedì 23 gennaio 2024

Lo sfarzo del Quirinale: degno di una monarchia

 

Una domanda che dobbiamo porci: lo sfarzo del Quirinale è appropriato per un sistema repubblicano? Il costo del Quirinale è superiore al costo della monarchia inglese. Il personale del Quirinale, come il personale del Parlamento, ha un trattamento principesco. La domanda da porci: Nel 2024 non sarebbe ora di dare un bel taglio a questi costi della politica? In un Paese pieno di emergenze e con sempre più disparità, tenere in piedi un sistema così costoso non ha né senso né logica. Non è mia intenzione sminuire il ruolo del Presidente della Repubblica, mi chiedo come se lo chiedono milioni di italiani, se è giusto spendere  milioni e milioni di euro, per un fasto degno di una monarchia, ma non certo di una Repubblica fondata sul lavoro, dove il lavoro diventa merce sempre più rara e difficile da trovare. Mi stupisco che l’attuale Presidente, persona colta e sensibile, non sia lui a porre il problema ed a dare l’esempio ad una classe politica sempre più scadente ed inefficiente.

Edda  Stezia

domenica 14 gennaio 2024

Pensionato locarnese, campione nella Raccolta Firme...

 

Il pensionato locarnese conteso dai politici

Nel raccogliere firme Salvatore Arpone, 81 anni, non ha eguali in Ticino – «Il mio segreto? La cortesia»

Nella sua lunga carriera ha raccolto decine di migliaia di firme. Un conteggio preciso non esiste - lui non l’ha tenuto - ma la voce corre da tempo e negli ambienti politici è risaputo: se vuoi un risultato sicuro, vai da Salvatore Arpone.

È un vecchietto dall’aspetto curato e i modi pacati, giacca e cravatta tutto l’anno, che ti accoglie con un sorriso in un ristorante per lavoratori nel quartiere Soldini a Locarno. Abita poco lontano: il ristorante è un po’ il suo «ufficio» dove riceve clienti e «amici» in cerca dei suoi servigi. «Se qualcuno ha bisogno sa dove trovarmi» dice con modestia. «In effetti dopo tanti anni mi conoscono in molti».

C’è un contrasto curioso tra i riflettori roboanti della «macchina» elettorale comunemente intesa e la compostezza di questo 81.enne dall’accento pugliese, che lavora rigorosamente «con il passaparola» e ordina solo un bicchier d’acqua, prima di iniziare a raccontare. Eppure i risultati parlano chiaro, la fama guadagnata «sulla piazza» da Arpone - a Locarno è difficile non averlo mai incontrato, e non avergli lasciato una firma - conferma una legge antichissima: dietro ai grandi numeri della politica - ai destini collettivi - c’è un lavoro minuto e umile, con regole basilari.

La forza della cortesia

«La mia ricetta è sempre stata la gentilezza» racconta Arpone davanti al bicchier d’acqua. «La gente non vuole sentirsi dire cosa pensare e tantomeno sentirsi obbligata a dare una firma o un voto». È quello che il pensionato ripete da sempre agli iniziativisti e ai rappresentanti di organizzazioni varie - partiti, sindacati, fondazioni - che bussano alla sua porta da tutto il Cantone nei periodi «di campagna». Al solito tavolo - «prego, accomodatevi» - lo hanno raggiunto negli anni politici ticinesi di livello comunale, cantonale e federale: elenca i nomi (chiedendo di non riferirli, «per gentilezza») e i risultati ottenuti. «Alla fine sono stati sempre tutti soddisfatti».

Come fa? Arpone ha la terza media, di mestiere è stato autista e chauffeur oltre che ex calciatore professionista nel Gambarogno degli anni ‘70 - «arrivammo in serie B, molte persone mi conoscono per quello» - ma il successo come raccoglitore di firme, il suo più grande, è arrivato dopo la pensione. «Ho sempre seguito la politica ma non sono un esperto. Ci metto tanto impegno e cortesia, ecco tutto».

 

Certo che ho il mio orientamento personale: vengo da una famiglia democristiana e da quando ho il passaporto svizzero sono un elettore del PPD, ora Il Centro

Dal Cardiocentro alle elezioni

I risultati sono impressionanti. Per l’iniziativa a favore del Cardiocentro di Lugano, nel 2018, su 14.500 firme raccolte 2.500 arrivavano da Arpone. «Il dottor Moccetti è un gran signore ed è stato riconoscente» ricorda l’81.enne. In 23 anni di carriera - ha iniziato nel 2000 - ha raccolto firme per ogni tipo di iniziativa, da destra a sinistra, e promosso candidati alle elezioni in ogni area politica. Dall’UDC ai Comunisti. «Certo che ho il mio orientamento personale - confessa - vengo da una famiglia democristiana e da quando ho il passaporto svizzero sono un elettore del PPD, ora Il Centro». Ma quando si tratta di accettare un incarico, Arpone non guarda all’appartenenza politica bensì «alla persona, sempre alla persona». E anche al compenso, s’intende. Non gli piace parlare di soldi e non ha un tariffario preciso: «Mi sono sempre affidato alla riconoscenza delle persone e sono stato ben ripagato: del resto i «miei» candidati sono sempre stati eletti».

Anche qui è tutta questione di cortesia. In cambio dei suoi servigi non chiede nulla, si aspetta semmai qualche «regalo» - «finanziario, certo» precisa - così come non impone a nessuno di votare tizio o caio, firmare questa o quell’iniziativa. La semplicità del metodo-Arpone alle prime è disarmante ma dopo tante domande - e sempre la stessa risposta - emerge con la forza di un mantra: ha qualcosa di magnetico. Come fa? «Io non obbligo nessuno - ripete - Chiedo: se volete mettere una firma per questa persona, mi fate un piacere. Se no, va benissimo».

Quello dei raccoglitori di firme a pagamento è un lavoro antico, che segue tecniche precise e non conosce crisi. Il gran numero di iniziative popolari su cui si andrà a votare nei prossimi mesi ne è la dimostrazione. Nell’era di internet Arpone e colleghi lavorano «soprattutto con il porta a porta» oppure appostandosi in luoghi pubblici molto frequentati, supermercati o ristoranti. A volte al raccoglitore può capitare di offrire da bere o pagare un conto per assicurarsi una promessa di sostegno, perché no? «Non ci vedo niente di male» confessa il veterano. Chiaramente, lo scontrino finisce in nota spese per il committente.

L’antidoto all’astensionismo

L’avvento del voto elettronico e per corrispondenza (usato ormai dal 90 per cento degli elettori in Ticino) non ha reso obsoleti questi metodi. Anzi. Con l’affermarsi della democrazia «a distanza» la raccolta di firme ai seggi elettorali da parte di volontari, un tempo usuale, ha perso peso a detta degli addetti ai lavori: il ruolo dei raccoglitori a pagamento oggi è più fondamentale che mai. Non è un mistero. Alcuni osservatori - il politologo Oscar Mazzoleni, ma anche il pluri-iniziativista Giorgio Ghiringhelli ad esempio - all’indomani delle ultime elezioni hanno sottolineato come il voto per corrispondenza non abbia frenato, al contrario abbia favorito l’astensionismo in Ticino: 38 per cento alle cantonali del 2015, nel 2019 è salito al 41 per cento, al 44 per cento nel 2023.

Davanti ai numeri il veterano delle firme fa spallucce e commenta lapidario: «C’è tantissima gente che non vota, e pochi hanno voglia di fare il mio mestiere. Non è così facile». Suole consumate, tanti sorrisi e ancor più pazienza. Il rimedio all’astensionismo dilagante Arpone lo conosce, e non ne fa un mistero: «Eccolo qua» dice mostrando con la mano una penna davanti all’obiettivo, per la fotografia finale. «E il sorriso anzi tutto». Prima di andarsene, viene una voglia irresistibile di lasciargli una firma. Ma non sta raccogliendo niente, per ora.

(Fonte<.https://www.cdt.ch/prodotti/la-domenica/il-pensionato-locarnese-conteso-dai-politici-339653)

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